“Cina-India”, il dialogo continua…
Fine gennaio, nuovo incontro fra i responsabili delle diplomazie di Cina e India. Il dialogo fra i due giganti d’Asia prosegue sul solco del vertice bilaterale fra il primo ministro Narendra Modi e col presidente Xi Jinping che si è tenuto a Kazan, Russia, ‘al margine’ del summit dei BRICS presieduto da V. Putin.

Il nuovo incontro si è tenuto a Pechino dove è arrivato il viceministro degli esteri di Delhi, o meglio il segretario agli esteri del governo indiano, Vikram Misri, nell’ambito del cosiddetto ‘dialogo viceministro esteri (Cina)-segretario agli Esteri (India)’. In agenda il miglioramento delle relazioni India-Cina dopo l’accordo raggiunto per il dis-ingaggiamento reciproco delle forze militari sul confine tuttora non riconosciuto.
Quell’accordo è stato propedeutico al successivo summit bilaterale Modi-Xi e ai successivi passi di riavvicinamento anche economico sino-indiano. Ora è la volta dei vicecapi delle rispettive diplomazie. Che hanno deciso alcune misure o scelte di fiducia reciproca, come il pieno sostegno indiano alla presidenza cinese dello SCO, l’Organizzazione di cooperazione di Shanghai di cui fanno parte sia Delhi sia Pechino (e pure Mosca, ovviamente…). Le due diplomazie hanno concordato di commemorare congiuntamente il 75° anniversario delle relazioni diplomatiche fra India e Cina nel 2025 anche con scambi di media e Think tank. E hanno deciso la piena ripresa di regolari voli aerei diretti fra i due paesi. Ma il miglioramento delle relazioni sino-indiane è una cosa palpabile a livello di relazioni ‘fra i popoli’.
LO STUDENTE CINESE
‘Gli studenti cinesi – scrive Global Times, il solito organo quasi ufficiale di Pechino, citando uno studente cinese – in India o coloro che hanno intenzione di venire in India scoprono che è più facile per loro ottenere il visto indiano, anche il numero di nuovi studenti dalla Cina è aumentato’. Insomma le cose sembrano continuare a migliorare a tutti i livelli fra Cina e India.
C’è una cosa che poi deve essere osservata. La ‘coincidenza’ della missione in Cina del segretario agli Esteri indiano e l’incontro quadrilaterale dei ministri degli esteri del QUAD. O meglio la coincidenza che la missione cinese del vicecapo della diplomazia indiana si è svolta precisamente pochissimi giorni dopo l’incontro nel formato QUAD.
MESSAGGI POLITICI
Un caso? Una ‘coincidenza’? È molto difficile crederlo: sembra quasi che Delhi e Pechino abbiano lanciato un messaggio politico per chi di dovere. Delhi in particolare: l’India vuole rafforzare le relazioni con gli Stati Uniti, con la nuova amministrazione Trump e come testimonia il recentissimo colloquio telefonico fra il primo ministro indiano e il neo-presidente americano. Ma non ha intenzione di essere la prima linea di un confronto strategico fra ‘Occidente’ e Cina.
In realtà l’India vuole migliorare le relazioni con la Cina. Per ragioni economiche, l’interscambio sino-indiano è formidabile; sia per motivi politici e geopolitici, India e Cina sono i due giganti del continente e hanno una storia condivisa rispetto al colonialismo occidentale (seppur sin forme diversissime, l’India era la colonia di gran lunga più importante dell’Impero britannico, la Cina nonostante le terribili guerre dell’oppio e la repressione ancora più terribile del movimento Taiping, non è mai stata sotto il governo coloniale diretto della potenze occidentali).
Ma Delhi ha sempre posto come pre-condizione per i miglioramenti delle relazioni, il riconoscimento o almeno l’intesa di massima sui confini, con la conferma dell’attuale frontiera di fatto. Pechino insiste da sempre su accordi di confine più ampi. Ciò ha reso ‘roccioso’ il dialogo sino-indiano e quasi impossibile dopo gli scontri di confine. Le cose hanno iniziato a cambiare da un anno circa, anche per l’importantissimo ruolo svolto dalla diplomazia russa di S- Lavrov nel solco della tradizione primakoviana. Non è un caso che il vertice bilaterale Xi-Modi di Kazan si sia svolto sotto l’ombrello personale dello stesso Vladimir Putin. Le foto mostrano un Putin officiante fra Narendra Modi e Xi Jinping. E non è un caso che presupposto del summit bilaterale di Kazan sia stato un accordo sul ri-dispiegamento delle truppe dei due paesi al confine.
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