Stati Uniti/Europa, il cuneo vero

La contraddizione alla fine è esplosa. letterlamente. Parlo, ovviamente, del conflitto politico e geopolitico fra le due sponde dell’Atlantico. Fra gli Stati Uniti dell’amministrazione Trump-Vance e l’Europa cd ‘unita’. Il conflitto era già al lavoro da tempo. Almeno da quando Trump è arrivato alla Casa Bianca. Dalla campagna politica di Elon Musk contro il governo britannico e il Cancelliere tedesco uscente; fino al discorso del vicepresidente J.P. Vance a Monaco.

EUROPA: POLITICA CONTRO CAPITALISMO

Era evidente che era un pochino complicato essere ‘iper-euroatlantisti’ e allo stesso tempo ingaggiare una guerra anche ideologica contro il presidente americano in carica. La contraddizione è ovvia. Trump aveva identificato una certa leadership europea, alcune istituzioni dell’Unione, alcuni governi del vecchio continente, ad iniziare da quello britannico, come propri nemici. Persino più minacciosi, parola del suo vicepresidente, di Russia e Cina. E sosteneva di fatto le destre nazionaliste europee contestatrici dell’attuale Unione.

Le leadership europee, non tutte a dir la verità, a loro volta, intendevano difendere le loro posizioni, anche se spesso codeste posizioni contraddicevano gli interessi di fondo del capitale manifatturiero d’Europa. La faglia nord-atlantica ha una sostanza in termini di economia e società capitalistica: si fonda sulla contrapposizione di interessi ‘di classe’ fra il capitalismo finanziarista americano o american-leading e il capitalismo manifatturiero produttivo di stile renano. Le varie guerre economiche dell’amministrazione Blinken (pardon Biden) hanno messo a soqquadro forniture di energia, filiere produttive, catene globali e mercati di sbocco del capitale produttivo europeo. Ma le leadership politiche europee si sono ben guardate dal difendere quel capitalismo. Lasciando quindi alimentare il fuoco sotto la cenere, la ‘faglia nordatlantica’.

Il bubbone, anni la contraddizione così alimentata a tutto spiano, è alfine esplosa. Nel peggiore dei modi e senza alcuna parvenza di effettiva autonomia geopolitica da parte europea.

EUROPA, CINA E RUSSIA

Ma intanto, a prescindere da altre considerazioni pur importantissime, quello che emerge è il conflitto politico, geopolitico, ideologico fra gli Stati Uniti dell’amministrazione Trump-Vance e l’Europa cd ‘unita’. Ciò nonostante che una autostrada geopolitica ben diversa fosse stata evocata a Monaco: l’autostrada della collaborazione fra Global Gateway europeo e Nuova via della seta cinese. Che dire? Invece di pensare ‘l’impensabile’ per dirla con l’acuto politologo di Singapore, invece di pensare ‘in modo laterale’, alcune leadership europee, Londra e ‘Entente’ anglofrancese in testa, hanno preferito ingaggiare uno scontro diretto con il mondo trumpiano e l’amministrazione americana al potere. Con il risultato (di medio periodo) di creare un cuneo enorme nel ‘blocco’ atlantico; e con il risultato (di breve periodo) di andare incontro ad un’altra ‘crisi di Suez’.
Mentre il ‘blocco’ nordatlantico si ‘rompe’, Cina e Russia continuano a consultarsi e coordinarsi strettamente, come dimostra l’ultimo colloquio fra V. Putin e Xi Jinping 24 ore prima delle dichiarazioni del presidente russo sulla proposta di una partnership russo-americano per le terre rare e come conferma la missione in Cina (e in altri paesi asiatici) del segretario del consiglio per la sicurezza russo. Ucraina e colloqui con gli Stati Uniti, insieme ad altri dossier (il voto all’ONU, la situazione in Medio oriente e chissà che altro ancora: Corea?), sono stati affrontati nel colloquio tra Vladimir Putin e il presidente cinese e in quelli di Xi Jinping con il segretario del consiglio di sicurezza russo. Questa faccenda delle telefonate fra i leader di Cina e Russia e delle consultazioni tra Mosca e Pechino (come fra Mosca e Teheran) è alquanto intrigante. Ciò infatti conferma, per quanto riguarda Mosca e Pechino, sia l’esistenza di una consultazione molto stretta, sia la persistenza di un rapporto ‘alla pari’ che cerca di affrontare anche i punti critici fra i due attori euroasiatici: proprio questa ‘gestione’ delle contraddizioni e delle frizioni tra i due attori dell’Eurasia è molto significativa.

Consultazioni e ‘coordinamento strategico’ quindi proseguono e anzi viene il sospetto che si allarghino: la diplomazia e i vertici russi si sono dati un enorme daffare a ‘consultarsi’ con Pechino, ed anche con Teheran. Come dire, che Russia, Cina, Iran vanno avanti, pur fra le loro contraddizioni come dicevamo. Mentre il ‘blocco’ nordatlantico si spacca.

Sarà molto interessante, tra le altre cose, esaminare bene la ‘geopolitica delle risorse’ putiniana: ovvero quello che si potrebbe interpretare come il suo progetto di aggancio di parte dell’Occidente alla ‘Grande Eurasia globale’ con terre rare, alluminio, Artico, e gas ovviamente. Ci ritorneremo presto perché il tema è molto importante da diversi punti di vista e dovrebbe essere guardato molto bene.

Una ultimissima considerazione, da approfondire, riguarda il paese chiave d’Europa, recentemente andato alle urne, urne che hanno spazzato via due partiti chiavi della coalizione ‘semaforo’, du partiti anti-europei (e antiliberali, seco do la nostra concezione di liberalismo sociale e coerente), FDP e Grunen. Parliamo ovviamente dalla Germania. Sembra che ambienti vicinissimi a Trump stiano trattando con la Russia per riaprire il famosissimo gasdotto Nord Stream, quello devastato da un attacco terroristico che un famoso giornalista investigativo americano (uno di quelli che si ricorda molto bene come fare la professione…) attribuisce all’amministrazione Biden.

E’ evidente che ciò potenzialmente potrebbe avere un impatto economico rilevante ma ancora di più un impatto geopolitico rilevantissimo in Europa: una tale operazione potrebbe infatti mettere in sintonia Donald Trump, il ‘partito di Musk’, la Russia, con il grande capitale tedesco. E quindi potrebbe favorire una scelta di Berlino contro l’Europa di von Der Leyen, Starmer (e Draghi). Per ora è solo un’ipotesi, vedremo.

Intanto il ‘blocco’ nordatlantico si spacca, grazie, in primo luogo, ovviamente, alle caratteristiche di una geopolitica ‘imperiale’ inadeguata al ‘mondo nuovo’, ma anche grazie alla risposta sbagliata dell’’iper-euroatlantismo’. E Vladimir Putin ovviamente ringrazia: la geopolitica imperiale e ‘l’iper-euroatlantismo’.

Post Tags
Condividi questo post
Non ci sono commenti

Lascia un commento